Nosy Tsarabanjina: quella volta che sono finita in paradiso

Nosy Tsarabanjina: quella volta che sono finita in paradiso

Molte volte non sono stata io a scegliere la metà dei miei viaggi, è stata la destinazione a scegliermi e a chiamarmi a se. Il Madagascar è una di queste.

Nel 2011, quando sono partita per Madagascar una serie di eventi mi ha portato a prenotare per un’isola sconosciuta al turismo di massa, isolata ma che proprio in questo suo essere lontana da tutto trova tutto il suo fascino: Tsarabanjina.

Certo le premesse erano ottime: un’isola privata nell’arcipelago delle Isole Mitsio, a 90 minuti di barca veloce da Nosy Be, circondata da un mare meraviglioso, fondali ricchissimi di pesci, sabbia bianca finissima e solo 25 camere!

Tsarabanjina è uno di quei posti che si fatica a credere che possano esistere per davvero, l’arrivo sulla spiaggia principale dopo il lunghissimo volo, il trasferimento dall’aeroporto al porto di Nosy Be e lo spostamento in barca, è la giusta ricompensa della fatica e della stanchezza accumulate durante il viaggio:

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I colori sono da cartolina, nel momento esatto in cui affondi i piedi nudi nella sabbia, senti che non vorresti essere da nessun altra parte del mondo. Che quello è il punto esatto in cui tutto prende una nuova prospettiva, ci si allontana dallo stress e dalle tensioni della vita quotidiana e si capisce pienamente il concetto di “mora, mora” – piano, piano in malgascio.

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La vita a Tsarabanjina scorre lenta e serena. Si passa dall’uscita snorkeling del mattino, all’attività del dopo pranzo (giro botanico dell’isola, giro dell’isola, escursione di birdwatching…), all’uscita snorkeling del pomeriggio, il the delle 17, il tramonto…

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Ma Tsarabanjina – Tsara, per gli amici – non sarebbe la stessa cose senza le persone che la rendono così speciale. Prima su tutti Elena, che durante il mio soggiorno era la biologa marina che ci accompagnava in tutte le uscite di snorkeling e in tutte le attività della giornata. Punto di riferimento per tutti gli ospiti, Elena è in grado di far appassionare anche il più reticente degli uomini ai fiori e alle piante presenti sull’isola. Vi lascio solo immaginare cosa riesca a fare quando parla di quello che secondo me è il suo habitat naturale: il mare!

Durante la settimana a Tsarabanjina ho imparato talmente tanto sul mare, sui pesci che anche il mio modo di fare snorkeling è cambiato per sempre e questo lo devo principalmente a Elena e ai meravigliosi fondali di Tsarabanjina!

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Oggi, Elena è sempre a Tsara ed è diventata, giustamente, la vice direttrice, ma spero che continui ad accompagnare gli ospiti nelle uscite di snorkeling!

Oltre ad Elena lo staff di Tsarabanjina comprende tantissimi ragazzi malgasci che si occupano di tutto dalla cura della spiaggia, al bar, alla cucina, sempre con il sorriso sulle labbra, pronti a scambiare qualche parola e a farti sentire sentire il benvenuto e a casa!

Una menzione d’eccellenza va ai ragazzi del ristorante. Considerato l’isolamento di Tsarabanjina i rifornimenti sono difficili, per questo i ragazzi della cucina cercano quanto più possibile di rendersi autonomi e di puntare all’autosufficienza: uova e yogurt per esempio non possono essere trasportati sull’isola, per questo sono allevate alcune galline per produrre uova e lo yogurt viene preparato direttamente da loro! Pur considerando queste difficoltà la cucina è sempre curata, ricercata con una quantità di pesce freschissimo e frutta fuori dal comune!

E’ difficile in poche parole trasmettere tutto quello che Tsarabanjina è capace di trasmettere: è un insieme di sensazioni che ti riportano all’essenziale, perchè dopo una settimana senza mai mettere scarpe o infradito il contatto con la natura è diventato qualcosa di naturale, l’energia della terra passa attraverso le piante dei piedi e arriva alla mente, spinto dai sorrisi malgasci.

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